Castellavazzo. Dalla Germania giunta una notizia sensazionale!
Cavatori locali scoprirono nel 1856 l’Uomo di Neanderthal
Qualche tempo fa all’Associazione Pietra e Scalpellini di Castellavazzo è pervenuta una lettera da parte del Museo dell’Uomo di Neanderthal, che ha sede a Mettmann, località della Germania settentrionale.
La lettura delle prime righe della missiva ha immediatamente generato nei componenti del sodalizio un sentimento di incredulità, oltre che la sensazione che stavolta i precisi tedeschi, avessero preso un grosso abbaglio.
La richiesta riguardava maggiori informazioni in merito alla presenza di cavatori e scalpellini provenienti da Castellavazzo attorno al 1850, nell’area prossima alla città di Düsseldorf, in quanto implicati nella scoperta dello scheletro di quello che sarebbe poi diventato scientificamente noto come Homo neanderthalensis, più comunemente definito Uomo di Neanderthal.
Successivi contatti con il museo tedesco hanno confermato la notizia, basata su precise ricerche documentali, e in tali occasioni si è potuto appurare che due erano le persone coinvolte nella scoperta; quest’ultima si verificò nel 1856 in una località posta nella valle del fiume Neander, e avvenne durante le fasi preparatorie del sito di cava, ovvero l’operazione di rimozione della coltre superficiale di terreno che i vecchi cavatori chiamavano “descuerta”.
Durante questi lavori i due cavatori si imbatterono in una cavità, non molto estesa, all’interno della quale venne alla luce uno scheletro molto strano, che le prime analisi visive attribuirono all’orso delle caverne, o comunque a qualcosa di non umano.
L’intervento di personale più esperto seppe individuare la straordinarietà del ritrovamento, che negli anni successivi venne identificato come appartenente ad una tappa fondamentale dell’evoluzione umana.
Difatti questi ominidi videro la loro ascesa e scomparsa in un periodo temporale compreso tra i 200.000 ed i 40.000 anni fa, con una presenza strettamente connessa al territorio europeo, anche se si ha ragione di ritenere che si siano spostati anche verso il medio oriente, occupando gli attuali territori di Iraq, Siria ed Israele.
La scomparsa di questo genere, contraddistinto dalla postura eretta, muscolarmente robusto e di carnagione bianca, avvenne con molta probabilità per via della concorrenza sociale dovuta alla comparsa di una nuova specie, costituita dall’homo sapiens, il quale può essere definito un’evoluzione più raffinata dei Neanderthal.
Vilmer Mazzucco, presidente degli “Scalpellini” afferma: << per noi è una grande notizia, che ci inorgoglisce e ci permette di aggiungere un tassello molto importante alla storia della terra bellunese che da anni stiamo approfondendo e valorizzando. Sarebbe molto bello stringere un gemellaggio con questa località tedesca ma purtroppo la nostra associazione, fatta esclusivamente di volontariato, non se ne può far carico da sola. Rilanciamo pertanto l’idea a tutte le istituzioni affinché possa essere attuata. >>
Continuano intanto su più fronti le ricerche dei nomi dei due cavatori, anche se l’opera risulta di difficile compimento, in ragione delle scarne e vaghe notizie di aggiornamento anagrafico che venivano annotate sui registri, circa centocinquant’anni fa.
Erano molti difatti i cavatori e gli scalpellini che in quegli anni lasciavano i paesi d’origine per recarsi all’estero, dove di dedicavano all’estrazione della pietra o prestavano la loro opera nella realizzazione di grandi opere, quali chiese, palazzi, ponti o fontane.
Spesso erano gli interi nuclei famigliari che emigravano, comprese le donne e di bambini, i quali venivano impiegati nelle operazioni ausiliarie all’estrazione e la lavorazione della pietra, quali il trasporto delle attrezzature oppure l’approvvigionamento di acqua e vivande.
Per il sodalizio di Castellavazzo si tratta quindi di una notizia senz’altro straordinaria, anche in vita della prossima assemblea dei soci che si terrà preso il municipio del paese sabato 14 febbraio, con inizio alle ore 16.30.